Cefalù, storia di un Pernotto che è già leggenda

Signori, ce l’abbiamo fatta: il primo Pernotto parassitario è stato servito nella maniera più degna. Per la prima volta un’avanguardia di Parassiti, ribattezzati non a caso “Pionieri” o i “Magnifici Sette” hanno, in una “due giorni” straordinaria” esportato il nome del Clan oltre provincia.

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Partiti venerdì mattina, su una Mercedes Vito nove posti, alla volta di Cefalù, hanno spopolato in lungo e in largo dimostrando che l’affiatamento e i colori parassitari addosso, allegramente accompagnati da una, anzi da due chitarre, sono un modo vincente per accrescere la popolarità.

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Il pomeriggio è iniziato con una vista la famoso lavatoio medievale di Cefalù, meta tipica di chiunque giunga a visitare la pittoresca cittadina tirrenica. Nell’ovattata semioscurità del luogo i Parassiti hanno impresso il loro marchio, posando in gruppo e rendendo immortale il momento.

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Il tempo poi trascorso sulle scalinate del Duomo Normanno, iniziato naturalmente cantando il nostro Inno, ha dimostrato di come la gente sia inizialmente incuriosita, quindi attratta e infine affascinata dal fenomeno parassitario. C’era chi ci fotografava dai balconi e chi invece lo faceva da due passi. Un operatore televisivo è arrivato con una camera a spalla e ci ha ripreso per diversi minuti. Una turista milanese, non giovanissima, si è seduta con noi e assieme abbiamo intonato “O mia bela Madunina”, mentre un bimbo del nord Europa non si è più staccato da noi, salutandoci e battendo le mani anche da lontano, quando è dovuto andar via con i genitori che ci hanno ringraziato per la compagnia.

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Una coppia di sposi, alla quale abbiamo dedicato una canzone augurale, ha posato con noi in una foto “matrimoniale”. L’esposizione sulle scalee del nostro vessillo ha consacrato un pomeriggio indimenticabile.

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La Cena Parassitaria del Pernotto è stata organizzata presso l’accattivante locale del ristorante La Brace, sito in una stradina che sale proprio verso piazza Duomo. Entrati in punta di piedi, quasi in religioso rispetto, timidi anche nel proporre l’Inno, cantato in maniera sommessa, i Parassiti Pernottanti hanno a poco a poco trascinato i clienti e il gestore del locale in un’apoteosi di colori e musica. Mentre si gustavano le ottime portate del locale, tagliatelle con salsiccia e finocchietto, agnello alla brace, coniglio alle castagne, si iniziava a schitarrare, finendo poi per ascoltare e realizzare le richieste di chi ha avuto la fortuna di cenare assieme a noi in una fredda serata di maggio.

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Il locale è stato naturalmente insignito del nostro gagliardetto. Ed è il primo, oltre provincia, ad avere quest’onore. Ma la disponibilità di Ernesto, il gestore, e la sua gentilezza, nonché l’alto valore della sua gastronomia che preferiamo chiamare “arte culinaria” ha meritato questo e altro.

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La serata, che ora dopo ora, è diventata nottata è proseguita per strada. In una piazzetta immersa nel cuore della notte, sui tavolini vuoti di un caffè chiuso.

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E il silenzio è stato risvegliato dalle nostre chitarre e dalle nostre voci. Risvegliato un po’ troppo, visto che il “concerto a squarciagola” è stato interrotto da una volante della Polizia, chiamata in soccorso del proprio sonno da qualcuno che non riusciva ad addormentarsi. Finale di nottata in un pub prospicente la piazzetta, con un favoloso mojito preparato con arte e raffinatezza dal barman del locale. Quindi pisciata collettiva in spiaggia, atto parassitario che risale alla preistoria del Clan e spesso dimenticato. Atto da rivalutare.

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Il Clan ha trascorso la notte in un residence sito a circa tre chilometri dal centro storico, leggermente in altura. Quattro Parassiti (Galluzzo, Bacco, Cubano e Vivalatopa) in un appartamento e tre (Foddre, Volaoscar e Prufissure) nell’altro. Da segnalare che i due appartamenti erano adiacenti, muro con muro e terrazza in comune.

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La seconda giornata, sicuramente più soleggiata e calda rispetto alla prima è iniziata in terrazza, lentamente, per continuare con una ricca colazione a un prezzo da capogiro sulla terrazza di un caffè esposta sul mare. Rilassante, divertente, nonostante il prezzo complessivo (ma Bacco se n’era accorto).

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Quindi passeggiata per le pittoresche viuzze del centro, visita all’interno del Duomo, e relax sul bastione Marchiafava. Dalla quale nobiliare famiglia Vivalatopa ha dichiarato di discendere. Sarà vero? Il nome della casata la dice tutta.

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Lassù, tra quelle antiche mura, il Clan si è trovato nuovamente immerso nell’azzurro, baciato da un sole finalmente splendente. Proprio come il nostro stemma, esposto sulle maglie e dominatore del Pernotto e del luogo. Piacevole e entusiasmante rivedere gente incontrata la ser prima, pronta a salutarti con riconoscenza e soddisfazione. Conscia di aver avuto un contatto diretto con il celeberrimo Clan dei Parassiti.

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Poi la visita all’esposizione dell’artista americana Josephine Bonì, conosciuta e presentataci da Volaoscar, della quale abbiamo avuto modo di ammirare le opere e le creazioni. E con la quale abbiamo posato nella tradizionale foto ricordo.

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Gran finale il pranzo, presso il ristorante Il Porticciolo, con balconi naturalmente sul mare. E’ scontato dire che il Parassita, quando siede a tavola, è come il coccodrillo in acqua. Si trova cioè a proprio agio più che in tante altre situazioni e offre il meglio di sé. Antipasti stavolta marinari, con mille sapori a rincorrersi. Poi, a scelta, spaghetti al nero di seppia con tonno, pomodoro secco e crema di zucca gialla e tagliatelle con polpa di granchio fresco e pomodorino. Goduria per il palato.

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Il ritorno a casa è stata la degna chiusura di un’avventura che, per la sua semplicità, sta già per passare alla storia e da lì direttamente alla leggenda. Il pernotto sarà chiaramente istituzionalizzato, con l’ambizione di raggiungere mete sempre più lontane. Con l’ambizione di far volare il nome del Clan.

 

 

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